La sindrome del tunnel carpale è un insieme di sintomi e segni caratteristici che si verificano quando il nervo mediano è compresso nel tunnel carpale. I sintomi classici includono intorpidimento, formicolii e dolore nel territorio di distribuzione del nervo mediano. Questi sintomi possono essere accompagnati da cambiamenti della sensibilità o della forza.
Agli inizi del Novecento si riteneva che la sindrome originasse da una compressione del plesso brachiale da parte delle prime coste o da altre strutture del collo anteriore, come i muscoli scaleni. Oggi è ormai noto che è coinvolto esclusivamente il nervo mediano, che è compresso nel suo passaggio attraverso il tunnel carpale, un canale che da passaggio al suddetto nervo e ad alcuni tendini che vanno dall’avambraccio al palmo della mano. Solitamente le fibre sensitive sono coinvolte per prime, ma anche le fibre autonomiche possono essere affette. La causa del danneggiamento delle fibre è ancora oggetto di dibattito: si ritiene che ci sia un aumento di pressione all’interno del tunnel carpale che ostacoli il deflusso venoso, che provochi edema e che in ultima istanza porti ad una lieve ischemia del nervo mediano.
La sindrome del tunnel carpale colpisce soggetti di età compresa tra i 45 e i 60 anni. I sintomi principali sono la perdita della forza prensile, l’intorpidimento, il formicolio e il dolore nel territorio di distribuzione del nervo mediano (prime tre dita della mano: pollice, indice, medio). Spesso questi sintomi compaiono di notte, possono essere tanto fastidiosi da svegliare il soggetto e spesso scompaiono muovendo la mano o il polso. A volte è lamentato anche un cambiamento nella sudorazione o nella percezione della temperatura (ad esempio la mano è percepita calda o fredda tutto il tempo).
L’indagine strumentale di primo livello che può già fare diagnosi certa di sindrome del tunnel carpale è certamente l’elettroneuronografia/elettromiografia. Gli studi elettrofisiologici, infatti, sono in grado di individuare specifiche alterazioni, che unitamente con i sintomi e i segni clinici rilevati dal medico sono sufficienti per la diagnosi. Altre indagini strumentali possono includere la Risonanza Magnetica, in particolare nei casi di lesioni occupanti lo spazio del tunnel carpale, o l’ecografia, come indagine complementare all’esame clinico e/o agli studi elettrofisiologici.
L’unico trattamento non invasivo, quasi un semplice accorgimento di buon senso, che ha dimostrato un beneficio è l’utilizzo di un tutore che permetta al polso di riposare in una posizione neutra. Molti soggetti riferiscono notevole beneficio nell’utilizzo di questi tutori, se utilizzati per almeno 3 settimane, soprattutto di notte. Si tratta di un trattamento non invasivo, a basso costo, senza effetti collaterali, che può rappresentare un valido approccio iniziale. Non ci sono evidenze che programmi specifici di stretching, ginnastica o massaggi possano migliorare la sintomatologia. Nemmeno accorgimenti posturali o posizioni ergonomiche del polso sul posto di lavoro hanno mostrato chiari benefici o un ruolo preventivo.
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Fonti e approfondimenti:
- Adams and Victor Principles of Neurology, 10th edition, 2014
- Neurologia, Bergmaini, 2011
- L’esame neurologico, Prencipe, 2011
- Medscape.com
Photo-credit:
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immagine di copertina, compressione del nervo nel tunnel, aree sensitive, tutore.
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